Buon sabato ragazze,
con il post di oggi si conclude il mio racconto su Fuerteventura, anche se tanto c’è ancora da dire su quest’isola che unisce paesaggi fuori dal mondo, spiagge da sogno, cultura, misteri e leggende!
Oggi vi posto sul punto più estremo dell’isola, per la precisione prima a Punta de Jandia, dove c’è un faro; e poi più a est, a Punta Pesebre. Per farvi capire meglio quanto sono estreme le due zone ho inserito una foto della cartina in basso =)
Per arrivare al faro di Jandia siamo partiti da Morro Jamble, in realtà quel giorno avevamo intenzione di restare in spiaggia, e trascorrere la mattinata a Morro Jamble e il pomeriggio a Sotavento, dove in un particolare orario (se non erro intorno alle 16.00) in seguito alla bassa marea, si forma la lingua di sabbia tipica delle cartoline Canarie! Purtroppo il tempo, che su quest’isola cambia di continuo, ci ha costretti a cambiare i piani! 
Il clima dell’isola è primaverile, stare al sole è davvero piacevole e nelle ore centrali della giornata fa davvero caldo (menomale che il vento costante consente di stare al sole senza soffrire troppo), ma appena il cielo si annuvolava per me, freddolosa è il mio secondo nome, era impossibile restare in spiaggia!
Così decidiamo di spingerci fino alla punta più estrema dell’isola! La strada che da Morro Jamble porta al faro è abbastanza fattibbile, pur non essendo in condizioni perfette, si tratta di uno sterrato leggero, un sentiero tortuoso da percorrere con prudenza ma senza troppi problemi. Molto mento infattibile è la strada che porta a Punta Pesebre, ma andiamo con ordine.

Arriviamo al faro nel primissimo pomeriggio, e il panorama da lì è qualcosa di assurdo.  Il faro che da molti anni aiuta i naviganti e alla sua vista è impossibile non viaggiare con la fantasia. Amo i fari per la malinconia e la libertà che al tempo stesso mi suscitano, perché stare con se stessi è un’arte. Per la loro capacità di superare i limiti e saziare la fame di aria, di mare e di luce. Per la capacità che hanno di assorbirti, sei faro, sei gabbiano, sei nuvola.

Siamo ripartiti verso Punta Pesebre, questa volta la strada era davvero sterrata, priva di indicazioni (siamo andati un po’ a senso XD) e forse non mi sarei azzardata a percorrerla senza un suv. Ma una volta arrivati la vista ci ha ripagati di tutte le fatiche.  E’ indescrivibile la sensazione di libertà che si prova. Oltre la Porta di Nettuno solo l’oceano, con la sua immensità. Mi sono sentita lontana anni luce dal mondo, sola,  ma in senso positivo. Libera da tutti quei pensieri che a volte sembrano non darti via d’uscita. Libera di ascoltare solo il vento, di stupirmi onda dopo onda, della potenza dell’oceano, dei suoi colori. Libera di non avere fretta, ma per una volta libera di seguire il mio ritmo, il mio tempo e non quello frenetico imposto dalla quotidianità. E poi quella porta, un’opera d’arte tutta da interpretare. Un confine tra la terra e l’oceano, tra la realtà e il sogno. Punta Pesebre è forse il posto meno visitato dell’isola, perché difficile da raggiungere, ma per chi vuole sognare è davvero perfetto.
Il mio racconto termina qui, spero di non avervi annoiate con questi post e di essere riuscita a comunicare almeno in parte le emozioni provate =)

Ph. Marco Ferro

















XoXo
Lucia Palermo